G. B. Sammartini | Presentazione dell’integrale delle Cantate per la Quaresima

Le cantate profane

Giovanni Battista SAMMARTINI (1700/01-1775)
Edizione critica a cura di Marina Vaccarini Gallarani

LIM Editore, Lucca
Collana Musiche italiane del Settecento,
in collaborazione con Società Italiana di Musicologia

Comitato Scientifico:
Alberto Basso, Mariateresa Dellaborra, Teresa Gialdroni, Friedrich Lippmann, Guido Salvetti, Agostino Ziino.

8 voll.

Presentazione

Il progetto editoriale della Fondazione Arcadia prevede la pubblicazione delle cantate quaresimali (J-C 117 – J-C 124) composte da Giovanni Battista Sammartini per la Reale Imperiale Congregazione del Santissimo Entierro di Nostro Signore Gesù Cristo, fondata a Milano nel 1633 presso la casa professa dei Gesuiti in S. Fedele e attiva fino al 1773. Della Congregazione Sammartini fu maestro di cappella per quarantacinque anni, dal 1728 al 1773, con l’incarico di comporre ogni anno cinque cantate che venivano eseguite nei cinque venerdì di Quaresima durante le riunioni dei congregati nella cripta della chiesa di S. Fedele.

Le testimonianze di questa rilevante quantità di musica sono andate in gran parte perdute; restano una cinquantina di libretti conservati in varie biblioteche italiane e le partiture manoscritte di otto cantate: l’intero ciclo del 1751 (Il pianto di S. Pietro, Il pianto delle pie Donne, Il pianto degli Angeli della pace, Pianto di Maddalena al sepolcro, Maria addolorata) e tre cantate probabilmente tutte appartenenti al ciclo del 1759 (Gerusalemme sconoscente ingrata, La perfidia giudaica nella SS. Passione di Gesù Cristo, L’addolorata Divina Madre e Desolatissima nella Soledad). Le otto cantate si sono tramandate integralmente fino a noi in due copie manoscritte compilate dal padre benedettino di Einsiedeln Sigismund Keller (1803-1882), direttore del coro di quell’abbazia tra il 1870 e il 1880.

I due volumi sono ora conservati rispettivamente nella Stiftsbibliothek di Einsiedeln (CH-E) e nella Bayerische Staatsbibliothek di Monaco (D-Mbs).

Il manoscritto di Einsiedeln fu compilato tra il 1873 e il 1875; quello di Monaco fu copiato probabilmente dal primo qualche anno dopo, intorno al 1880. Gli studi condotti da Bathia Churgin e da Newell Jenkins, compilatori del catalogo tematico delle opere sinfoniche e vocali di Sammartini, hanno permesso di ricostruire la vicenda storica di questi manoscritti e la loro fortunosa sopravvivenza. È probabile che padre Keller abbia intrapreso la copiatura delle cantate con l’intento di fornire un documento di studio ai soci della Gesellschaft für Musikforschung. Per la stesura delle cantate in partitura si servì presumibilmente di parti staccate, oggi perdute, che erano state a loro volta copiate dagli autografi sammartiniani o, più verosimilmente, dai materiali utilizzati per le esecuzioni milanesi prima della loro scomparsa o distruzione. Queste copie manoscritte si trovavano ad Einsiedeln grazie all’interessamento del principe arcivescovo Marianus Müller (1724-1780) che le aveva richieste da Milano per farle eseguire nel monastero. In questa sede alcune arie di queste cantate vennero riutilizzate anche come brani staccati e i loro testi originari sostituiti con testi in latino adattati alla linea melodica (Nisi Dominus; Ecce panis angelorum; Confitebor ecc.).

Un’altra fonte delle due cantate J-C 120 e J-C 121 è conservata al Národni Muzeum di Praga; i manoscritti, databili intorno al 1790, sono in parti staccate vocali (senza il testo eccettuate due arie con un testo diverso in latino) e strumentali.

Infine, un’altra copia manoscritta custodita a Einsiedeln include le cantate J-C 121, J-C 122 e J-C 124. Più numerosi sono i testimoni relativi alle introduzioni strumentali delle cantate perché in almeno sette casi su otto esse corrispondono a tempi di sinfonie (o ouvertures) di Sammartini (è noto come questa forma di prestito o di passaggio da un genere all’altro fosse una consuetudine dell’epoca). Le introduzioni delle cantate J-C 117, 118, 119, 120, 121, 122, 124 corrispondono al primo tempo di sette delle venti Ouvertures di Sammartini rilegate in parti staccate manoscritte che si trovano conservate presso l’Archivio Borromeo dell’Isola Bella, sul Lago Maggiore. Altri testimoni manoscritti o a stampa delle introduzioni alle cantate come tempo di sinfonie di Sammartini si trovano in varie biblioteche (Parigi, Bibliothèque Nationale; Stoccolma, Statens Musikbibliotek ecc.).

L’utilità di queste copie o stampe settecentesche per il lavoro di collazione è purtroppo circoscritta alle sole introduzioni strumentali, dal momento che le cantate complete ci sono pervenute solo in copie compilate molti anni dopo la morte di Sammartini e, quindi, non autorizzate dall’autore. Fortunatamente le motivazioni scientifiche che condussero padre Keller ad assemblare in partitura le cantate riducono al minimo la possibilità che egli sia intervenuto sul testo originario modificandolo, ma non escludono la presenza di omissioni, varianti o errori forse già tramandati nelle copie delle parti di cui poteva disporre. In attesa che il ritrovamento di nuovi documenti possa completare alcuni tasselli mancanti e dare una risposta agli inevitabili dubbi, questa edizione si avvale di tutti i documenti attualmente disponibili e si pone dunque come una tappa del lungo e diversificato percorso di trasmissione di questi testi.

Marina Vaccarini Gallarani

Fondazione Arcadia