Tasso e la musica
Da Marenzio a Monteverdi, passando per Gesualdo e molti altri, un programma dedicato a Torquato Tasso ed ai compositori che si sono ispirati alle sue opere.
Accademia d’Arcadia
Direttore Alessandra Rossi Lürig
Il programma
« Non lasciamo la musica ch’è la dolcezza e quasi l’anima della poesia »
T. Tasso, La Cavalletta, 1584
Molteplici sono le connessioni del Tasso (1544 – 1595) con la musica: autore prediletto di molti compositori della “seconda pratica” (compreso Monteverdi), fu egli stesso appassionato commentatore del rapporto fra parola e musica, rapporto al quale guardava studiando la perfezione dello stile dei classici antichi.
Nel suo dialogo “La cavalletta”, trattato di arte poetica in quanto “arte musicale”, si svela la sensibilità particolare dell’autore al rapporto tra parola poetica, melodia, e canto, e la ricerca tassiana di rifarsi all’antichità greca: un’epoca nella quale la musica consisteva nella realizzazione sonora artisticamente controllata della poesia, e grande importanza era data alla retorica. Tasso stesso definiva la sua poesia “finzione retorica posta in musica”.
Nella Cavalletta, Tasso si rivolge infine a “eccellenti maestri di musica eccellente”: Striggio, Wert e Luzzaschi, affinché riconducano la musica al modo “magnifico, costante e grave” degli antichi.
Gli argomenti del Tasso non erano affatto estranei ai musicisti suoi contemporanei, i quali ambivano raggiungere proprio i risultati descritti dal Tasso, spesso ricorrendo ai suoi stessi testi.
I brani
Luzzasco Luzzaschi (1545 –1607)
Aminta poi ch’a Filli non dispiacque da Il Secondo libro dei madrigali a cinque voci, Venezia, 1576 (Rime, 367)
Luca Marenzio (1554 – 1599)
Al lume delle stelle da Il Settimo libro dei madrigali a cinque voci, Venezia, 1595 (Rime, 246)
Giaches De Wert (1535 – 1596)
Giunto alla tomba da Il Settimo libro de‘ madrigali a cinque voci, Venezia, 1581 (Gerusalemme XII/96)
Carlo Gesualdo (1566 – 1613)
Se così dolce è il duolo da Madrigali a cinque voci, Libro secondo, Ferrara, 1594 (Rime, 495)
Luzzasco Luzzaschi
Dolce mia fiamma da Il Quarto libro dei madrigali a cinque voci, Ferrara, 1594 (Rime, 417)
Giaches De Wert
Non sospirar pastor, non sospirare da L’Ottavo libro de’ madrigali a cinque voci, Venezia, 1586 (Egloghe, III/108)
Carlo Gesualdo
Se taccio il duol s’avanza da Madrigali a cinque voci, Libro secondo, Ferrara, 1594 (Rime, 166)
Luca Marenzio
Nel dolce seno de la bella Clori da Il Quinto libro dei madrigali a sei voci, Venezia, 1591 (Rime, 378)
Sigismondo d’India (1582 circa – 1629)
Dispietata pietade da Il Terzo libro dei madrigali a cinque voci con il suo Basso, Venezia, 1615 (Aminta III/2/1324)
Antonio Il Verso (1560 – 1621)
Voi bramate, ben mio da Il Primo libro dei madrigali a cinque voci, Palermo, 1590 (Rime, 335)
Sigismondo d’India
Donna, quanto più a dentro da Il Terzo libro dei madrigali a cinque voci con il suo Basso, Venezia, 1615 (Rime, 96)
Claudio Monteverdi (1567– 1643)
Vivrò fra i miei tormenti e le mie cure da Il Terzo libro dei madrigali, Venezia, 1592 (Gerusalemme XII/77)
Domenico Mazzocchi (1592 – 1665)
Chiudesti i lumi Armida da Madrigali a cinque voci et altri varii Concerti, Roma, 1638 (Gerusalemme XVI/61)
Salomone Rossi (1570 – 1630)
Dolcemente dormiva la mia Clori da Il Primo libro dei madrigali a quattro voci, Venezia, 1614 (Rime, 376)
Claudio Monteverdi
Al lume delle stelle da Il Settimo Libro dei madrigali, Venezia, 1619 (Rime, 246)