“La dolce stagione” – il crepuscolo del madrigale veneziano
La Dolce Stagione, il crepuscolo del madrigale veneziano
Un viaggio nel madrigale veneziano, da Grandi e Monteverdi.
Ensemble vocale e strumentale Accademia d’Arcadia
Direttore Alessandra Rossi Lürig
Il programma
Negli anni ‘90 del Cinquecento, il madrigale si trasforma: nasce la seconda
pratica, uno stile polifonico caratterizzato da deroghe sistematiche alle regole del contrappunto severo. Lo scopo è quello di aderire ancor più strettamente al testo poetico ed esprimere più chiaramente gli affetti da questo suggeriti.
Prende così forma il madrigale concertato, cioè accompagnato da uno o più strumenti con funzione indipendente, valorizzando i contrasti timbrici e dinamici.
In questa fioritura del madrigale concertato, Venezia ha un ruolo preminente, non solo come sede dei maggiori stampatori del tempo, ma come luogo di
residenza e di lavoro di grandi madrigalisti, primo fra tutti Monteverdi, dal 1613 Maestro di Cappella a San Marco. I compositori veneziani (o di adozione veneziana), piegarono il genere madrigalistico alla loro fantasia musicale: si diffuse il
madrigale monodico (che con Grandi porterà alla cantata), i duetti a voci pari, e
svariatissimi tipi di combinazioni vocali, fino ad arrivare con Monteverdi a vere e proprie “azioni sceniche”, come il celebre Combattimento di Tancredi e Clorinda dell’ottavo libro di madrigali.
Si è voluto dare in questo programma una panoramica - completamente
inedita e mai registrata (fatto salvo per Monteverdi) - della produzione madrigalistica del primo trentennio del secolo: il periodo più fecondo, che si chiude
simbolicamente con la grande peste del 1930 (alla quale soccomberanno sia Grandi che Obizzi). La produzione madrigalistica proseguì anche negli anni
successivi (ne è un esempio la collezione di Pesenti), ma in tono molto minore, fino a scomparire a beneficio di nuove forme musicali.
Molti autori presenti sono noti soprattutto per la loro produzione sacra, come Rovetta o Grandi, altri come Marini sono stati eclettici e attivi in tutti i generi. Dai madrigali di Grandi, vice-maestro di cappella a San Marco ai tempi di
Monteverdi, a quelli del giovanissimo Domenico Obizzi, considerato una geniale promessa e morto di peste a soli 18 anni, a quelli di Martino Pesenti, confinato dalla sua cecità alla sola attività compositiva, così come quelli di Rovetta,
Valentini e Marini, questo viaggio ci dischiude le meraviglie della “dolce
stagione”: quella del canto del cigno del madrigale veneziano.
Con Monteverdi, scelto per chiudere la silloge, si compie il destino del genere, toccando vertici ineguagliabili e mai eguagliati.
I brani
Alessandro GRANDI (1590 – 1630)
Madrigali concertati, Libro I, Venezia 1616
• Anima disperata
• Serenissime stelle
Madrigali concertati, Libro II, Venezia 1626
• Oimè l’antica fiamma
• Ardo sì ma non t’amo
Domenico Obizzi (1612 – 1630)
Madrigali concertati, Libro I, Venezia 1627
• Udite amanti
• O Dio perché mi lasci
Martino Pesenti (1600 – 1648)
Madrigali concertati a due e tre voci, Venezia 1647
• Non ti doler
Giovanni Valentini (1583 – 1649)
Secondo Libro dei madrigali, Venezia 1616
• Quel augellin che canta
• Vagheggiando
Biagio Marini (1594 – 1663)
Madrigali e Symphonie, Venezia 1618
• Chi quella bella bocca
Giovanni Rovetta (1595 – 1668)
Madrigali concertati, Venezia 1640
• A che bramar
Claudio Monteverdi (1567 – 1643)
Settimo libro dei madrigali, Venezia 1619
• Tirsi e Clori
Madrigali guerrieri e amorosi (Ottavo libro, Venezia 1638)
• Hor che ‘l ciel e la terra
Gli interpreti
ACCADEMIA D’ARCADIA
Cristina Fanelli, Maria Chiara Gallo cantus
David Feldman, Elena Carzaniga altus
Luca Cervoni, Riccardo Pisani tenor
Renato Cadel, Alessandro Ravasio bassus
Luigi Accardo cembalo
Giovanni Bellini tiorba
Gian Andrea Guerra, Paolo Costanzo violini
Nicola Brovelli cello
Alessandra Rossi Lürig, direzione