Gaetano Greco | 15 Toccate
Gaetano GRECO (1657-1728)
Toccate
Edizione critica a cura di Friedrich Lippmann LIM Editore, Lucca
Collana Musiche italiane del Settecento,
in collaborazione con Società Italiana di Musicologia
Comitato Scientifico:
Alberto Basso, Mariateresa Dellaborra, Teresa Gialdroni, Friedrich Lippmann, Guido Salvetti, Agostino Ziino
Presentazione
Le date di Gaetano Greco sono incerte: sia l’anno di nascita che quello di morte possono essere indicati solo con approssimazione: circa 1657 – circa 1728. Sembra che per tutta la sua vita sia rimasto sempre a Napoli. Dopo gli studi al Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo Greco divenne insegnante di composizione nel medesimo istituto; in seguito passò in quello di S. Onofrio. Certamente suo maestro nella composizione fu Gennaro Ursino. Gli altri insegnanti devono invece essere indicati, allo stadio attuale delle ricerche, con un punto interrogativo: si tratterebbe di Giovanni Salvatore e Alessandro Scarlatti. Le Enciclopedie – MGG e New Grove – indicano Domenico Scarlatti e Porpora tra coloro che furono di certo suoi allievi per la composizione, Pergolesi tra gli incerti.
Oltre ad alcune composizioni da chiesa, Greco sembra abbia scritto solo opere per cembalo (oppure per organo: diverse sue opere per tastiera sono adatte anche all’organo).
La maggior parte delle fonti musicali delle sue opere per cembalo – tutte manoscritte – si trova nella Biblioteca del Conservatorio dì musica «San Pietro a Majella» di Napoli. Altre fonti importanti si trovano a Londra (The British Library) e a Bruxelles (Bibliothèque Royale). Quasi sicuramente nessuna delle sue opere fu stampata, vivo Greco.
[…]Tuttavia il fatto che io osi parlare di Gaetano Greco è fondato, da una parte, sul fatto che credo che egli sia uno dei più significativi maestri napoletani tra XVII e XVIII secolo e che, per questo, non lo si possa certamente passare sotto silenzio in questo congresso; dall’altra vi è anche la circostanza che Greco, con buona probabilità, è stato uno dei maestri di Domenico Scarlatti.
[…] Nessuna delle opere per cembalo è datata, e sarebbe difficile determinare quante e quali delle composizioni appartengano al Seicento. Se è vero che Domenico Scarlatti ha studiato con Greco – almeno anche con Greco -, ciò dev’essere avvenuto prima del 1705: da quell’anno fino al 1708 egli studiò, com’è noto, a Venezia con Francesco Gasparini, dopo di che fu attivo con svariate cariche in diverse località fuori Napoli. E’ dunque ipotizzabile che lo stile di Greco, che in particolari singoli sembra aver influenzato quello di Domenico Scarlatti (di questo parleremo più oltre), si fosse già plasmato nei tratti fondamentali prima del 1705.
Le toccate
Una giusta collocazione delle toccate di Greco la si potrà ottenere solo confrontandole con lavori analoghi dei musicisti a lui contemporanei, specialmente italiani. Al paragone si prestano soprattutto le toccate di Pasquini e di Alessandro Scarlatti. […]
E’ Alessandro Scarlatti, più che Pasquini, a trovare maggiori punti di contatto con Greco nelle sue frequenti chiuse fugate. E Scarlatti conosce anche il modo di terminare con una danza: così accade ad esempio con l’ultima delle toccate edite da Ruggero Gerlin nel 1943 ne «I Classici Musicali Italiani», chiusa da una corrente, allo stesso modo cioè di quella di Greco in sol minore. […]
Anche dal punto di vista armonico Alessandro Scarlatti, come pure Pasquini, appare in confronto a Greco più levigato. Si cercherebbero invano nelle sue toccate gli accumuli di dissonanze che ritroviamo ad esempio tra le battute 6 e 16 nella toccata in sol minore di Greco. A confronto con Alessandro Scarlatti e Pasquini, sembrerebbe che nelle toccate di Greco, e in specie in quella in sol minore, si sia mantenuta una dose maggiore di quel gusto per le “durezze” che discende da Frescobaldi e da De Macque. […]
Tratto da:
«SULLE COMPOSIZIONI PER CEMBALO DI GAETANO GRECO»
di Friedrich Lippmann
in
La Musica a Napoli durante il Seicento
Atti del Convegno Internazionale di Studi
Napoli, 11-14 aprile 1985
A cura di Domenico Antonio D’Alessandro e Agostino Ziino
Roma, 1987 pp. 294-306